Dopo chilometri di nulla assoluto, la frontiera di Chong Mek sembra quasi un miraggio, un’oasi di colori e forme in mezzo a un paesaggio desolato. Ha una forma strana, che vuole sembrare futuristica, colorata di un viola acceso che non c’entra nulla con l’ambiente circostante. Il mio viaggio in Laos è purtroppo finito, e anche questo suo ultimo lembo di terra, immerso in una tranquillità quasi surreale, mi trasmette una sensazione di pace e genuinità che sicuramente non troverò più nell’occidentalizzata e inflazionata Thailandia. Anche il suo ultimo avamposto è calmo e pacifico, l’esatto opposta della frontiera di Poipet, dove una fiumana di Cambogiani cercava di entrare in Thai alla ricerca di un futuro migliore, gettando la loro speranza e determinazione in mezzo a un caos di carretti e sacchi di iuta. Qui, invece, il tempo sembra essersi fermato, regalando momenti preziosi di riflessione e introspezione.

La frontiera è molto efficiente e poco caotica. I due paesi da anni sono in ottimi rapporti, tanto che le procedure per il passaggio risultano snelle e rapide per chi viaggia tra di loro. Mentre per entrare nel Laos si deve fare un Visto all’arrivo, per entrare in terra Thailandese basterà esibire il Passaporto. La vera particolarità di questo attraversamento è che bisogna attraversare il confine in un tunnel sotterraneo, un’esperienza unica che offre un’atmosfera suggestiva e misteriosa. Questo tunnel non è solo una via di passaggio, ma anche un simbolo della cooperazione tra le due nazioni, migliorando ulteriormente i legami culturali e commerciali.

Una volta entrati in terra Thailandese si viene accolti da un bel mercato con un’ottima area food, dove i profumi delle spezie si mescolano con le delizie locali, invitando i visitatori a scoprire sapori unici. Il territorio è quello dell’Isaan, una vasta area ancora molto rurale e autentica, caratterizzata da tradizioni secolari che affascinano chiunque vi metta piede; questo fa sì che il passaggio tra le due nazioni non sia così traumatico, ma anzi un’esperienza immersiva che arricchisce il viaggio. La provincia è quella di Sirindhorn, che a parte qualche tempio affascinante non ha nulla di particolare da offrire, ma la sua tranquillità e il ritmo lento della vita locale regalano momenti di riflessione e serenità, mentre dal lato Laothiano si può visitare lo splendido altipiano del Champasak, con le sue spettacolari vedute e la ricca storia culturale che attira turisti da tutto il mondo.

Dalla stazione di Sirindhorn ci sono parecchi sleeping bus che offrono una tratta diretta per Bangkok o verso Chang Mai. Questi bus sono una scelta popolare tra i viaggiatori, in quanto consentono di risparmiare tempo e denaro, combinando il viaggio con una notte di riposo. Gli autobus sono generalmente dotati di comodi letti, aria condizionata e talvolta anche di servizi di ristoro, rendendo il viaggio più confortevole.
Se si ha tempo, consiglio vivamente di passare almeno una notte a Ubon Ratchathani, la città più grande della provincia omonima. Questa località è ricca di cultura e storia, con molte attrazioni che meritano di essere visitate. Non perdetevi il Wat Nong Bua, il tempio più importante della città, un bellissimo esempio di architettura buddista che offre una vista mozzafiato sul fiume Mun. Il tempio è circondato da un ambiente tranquillo e sereno, che è perfetto per riflessioni e meditazione.
Inoltre, mentre siete in città, non dimenticate di esplorare il mercato locale, dove potrete assaporare piatti tipici e acquistare artigianato locale. Ubon Ratchathani è anche famosa per le sue tradizioni e i suoi festival, che possono offrire un’esperienza unica e autentica della cultura tailandese.